Erboristeria. Una scienza millenaria al servizio del benessere

L’erboristeria è una delle scienze più antiche e si occupa dello studio della botanica e dell’uso delle piante medicinali al servizio del nostro benessere. Quando sentiamo parlare di erboristeria, subito immaginiamo una bottega nella quale si dispensano erbe e preparati naturali e dalla quale spesso scaturiscono profumi aromatici e affascinanti. Dietro questa facciata si nasconde un sapere antichissimo che affonda le radici nella notte dei tempi ed è diventato oggi l’erboristeria moderna che tutti conosciamo. Oggi infatti grazie agli studi chimici e farmacologici sono state confermate molte delle proprietà medicinali delle piante e si è dato all’erboristeria il valore che merita.

L’erborista è il professionista che si occupa del riconoscimento, della raccolta, della preparazione delle piante per allestire i medicamenti e gli estratti naturali. Oggi infatti per diventare erborista si segue un percorso universitario ben preciso in scienze e tecnologie erboristiche per acquisire numerose competenze di botanica, di coltivazione delle piante medicinali, di chimica organica, farmacologia, cosmetologia, fitoterapia, galenica (che insegna il modo in cui si preparano i medicamenti), e non solo. Prima il lavoro dell’erborista si basava esclusivamente sulla tradizione storica, sulla medicina popolare, tramandata oralmente e sulle pratiche empiriche. Oggi questo sapere non è stato completamente abbandonato, ma è parte integrante degli studi fitoterapici, sempre più multidisciplinari, nei quali collaborano diverse figure come ad esempio ricercatori di antropologia, medici, farmacologi, chimici e matematici. Questo tipo di erboristeria evidence-based proietta nel futuro la tradizione storica dei nostri antenati che hanno cercato la cura nella natura e ci fornisce dati utilissimi per le pratiche mediche e farmacologiche odierne. Si calcola che circa il 25% dei farmaci oggi utilizzati siano molecole identiche a quelle naturali, il 70% circa sono invece molecole derivate da quelle naturali, con struttura simile ma potenziata. Si, hai capito bene, circa il 95% dei farmaci moderni, nonostante siano sintetizzati in laboratorio, sono molecole simili a quelle che troviamo in natura.

Le origini

Le prime tracce archeologiche dell’utilizzo di piante a scopi medicamentosi da parte dell’uomo le abbiamo nel paleolitico, approssimativamente 60.000 anni fa, mentre le prime fonti scritte arrivano dai sumeri e dagli egizi, grandi conoscitori ed utilizzatori di numerosissime piante e loro estratti. Risalgono a 3.500 anni fa circa anche le prime fonti scritte della medicina Ayurvedica e di quella tradizionale cinese basate anch’esse sull’uso delle piante come rimedio. Dobbiamo a Dioscoride, medico greco al servizio dell’esercito romano, il primo trattato completo dell’uso farmacologico delle piante che perdurò per oltre 1.500 anni. Chi deteneva e conservava la conoscenza sull’uso delle piante nelle piccole comunità europee erano quasi sempre le donne, di certo a loro non era dato scrivere, ma restavano custodi di quelle tradizioni terapeutiche basate sia sull’uso delle piante che delle parole per prendersi cura del prossimo. Queste donne erano anche custodi delle ricette di bellezza che componevano come filtri e pozioni. Nei tempi bui la bellezza femminile talvolta poteva essere scambiata per arte oscura atta a provocare l’uomo, motivo per il quale le donne potevano essere perseguitate. La loro segretezza e le loro conoscenze vennero così scambiate per pratiche magiche, fino ad essere accusate di stregoneria dall’inquisizione. Ancora oggi in moltissime società la cura è affidata allo/a sciamano/a o curandero/a del villaggio che spesso sopperisce, nelle comunità più isolate e meno abbienti, alla presenza di ospedali e luoghi di prime cure. Pensiamo alle comunità amazzoniche o indiane, a quelle messicane, peruviane, africane o asiatiche dislocate in luoghi poco raggiungibili, dove i primi ospedali distano ore ed ore di cammino. In quei posti ancora si trovano conoscitori della natura e delle sue risorse che possono intervenire e garantire un primo approccio di cura. Anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) discute sull’erboristeria ormai positivamente, promuovendola nella “Strategia dell’OMS per la Medicina Tradizionale per il 2014-2023” come integrazione alle erogazioni del servizio sanitario.

La (le) cosmesi in scienze erboristiche

Se parliamo delle scienze erboristiche, non possiamo tralasciare una branca importantissima come quella della cosmesi, anzi delle cosmesi. Infatti, secondo le scienze erboristiche, la cosmetologia è declinata in diverse forme che possono soddisfare i bisogni anche delle clienti più esigenti, vediamo le più conosciute.

Cosmeceutica: non è una cosmesi sempre e completamente naturale e può contenere siliconi o derivati di sintesi, anche se ultimamente molte aziende di cosmeceutica si sono convertite al naturale. Di solito si basa su formulazioni stabili e sicure con ottime performance che possono contenere anche prodotti ed estratti funzionali di origine vegetale.

Nella cosmesi naturale e nella biocosmetica troviamo invece ulteriori categorie, eccole:

Fitocosmesi: è in generale definibile come la cosmesi delle piante, una cosmesi naturale o biologica composta da estratti completi di natura vegetale ovvero i fitocomplessi: tinture madri, succhi, mucillagini, oli, burri, distillati, cere, ecc.

Fitoceutica: punta su molecole naturali chimicamente definite ottenute da porzioni isolate degli estratti o loro successivo trattamento, si otterranno delle materie prime più performanti che migliorano la formulazione e la rendono più sicura e funzionale (per esempio migliorano texture, assorbimento, veicolazione delle sostanze, colore, conservazione, ecc.)

Zoocosmesi (che brutto termine!): è la cosmesi che si basa sui derivati animali (di certo non vegana). Ovviamente non prevede il sacrificio dell’animale, ma utilizza i prodotti d’allevamento, eccone alcune:

  • Mellitocosmesi: utilizza i prodotti dell’alveare, cera d’api, miele, propoli, pappa reale e polline
  • Ovocosmesi: derivati dalle uova, proteine dell’albume, colesterolo e lecitina dal tuorlo
  • Lanolinocosmesi: dalla lana di pecora, lanolina e proteine idrolizzate
  • Lattocosmesi: dal latte delle mucche
  • Elicicosmesi: a base di bava di lumaca

Cosmesi Minerale e termale: è invece basata sull’utilizzo delle acque termali che hanno specifiche chimiche ben definite ed apportano vari risultati a seconda della formulazione in cui vengono veicolate.

E voi quali altri tipi di cosmesi avete scovato e sperimentato in erboristeria?